Giampiero De Andreis - Emanuele Gatto, Non ero Paolo Rossi - Enzo Scaini, la morte misteriosa di un calciatore dimenticato, (Ed. Eraclea), 2018.
Chi
era Enzo Scaini? Questo nome mi
riporta ai tempi in cui collezionavo le figurine Panini dei calciatori: mi
torna in mente un calciatore baffuto con la maglia biancorossa, probabilmente
quella del Monza o quella del Perugia, società nelle quali Scaini ha militato durante la sua carriera. Queste figurine sono
peraltro riportate nell'apparato iconografico del libro in questione. Enzo Scaini era una figurina piccola,
di quelle dedicate alle squadre di Serie B, perché lui, purtroppo, a giocare in
Serie A non è mai arrivato. Io non sapevo neanche che fosse morto, in
circostanze mai del tutto chiarite, ad appena 27 anni, nel gennaio del 1983.
Scaini, nato in un paesino del Friuli
nel 1955, già da bambino aveva mostrato le proprie doti da calciatore, fino ad
essere inserito, ben presto, nel settore giovanile del Torino, società che lo
aveva mandato a farsi le ossa in alcune squadre della provincia. Dopo le prima
esperienze a Canelli, Scaini diventa
un idolo della tifoseria del Sant'Angelo Lodigiano, dove viene notato
dall'ambizioso Monza di fine anni Settanta e va a giocare in Brianza, sfiorando
più volte, senza mai ottenerla, la promozione in Serie A. Le tappe successive
della carriera di Scaini sono
Campobasso in Serie C1, poi Verona e Perugia in B, dove vengono nuovamente
frustrate le speranze di arrivare nella massima serie, fino all'approdo finale,
ancora in C1, a Vicenza. Problemi al ginocchio, prima a Perugia e poi a
Vicenza, spingono il calciatore a farsi operare, per due volte, dal professor Lamberto Perugia, uno dei migliori
ortopedici sportivi degli anni Ottanta.
Il
luminare dell'ortopedia del ginocchio opera Scaini la mattina del 21 gennaio 1983 e pochi minuti dopo la fine
dell'operazione, intorno alle 10, il calciatore muore nella sua stanza della
clinica Villa Bianca di Roma.
Senza
raccontare i dettagli esposti nel libro, dico solo che il processo penale, che
avrebbe dovuto fare luce sulla morte di un atleta di 27 anni, sposato, padre di
due bambini, si conclude con l'assoluzione, arrivata dopo più di cinque anni
dal fatto, di tutti gli imputati.
E
quando la vedova di Scaini domanda
all'avvocato Campana, presidente
dell'Associazione Italiana Calciatori che tutelava in giudizio la famiglia del
giovane, il perché di tanti ritardi nel processo e dei silenzi dei giornali
(sportivi), si sente rispondere che suo marito «non era Paolo Rossi». La moglie
del calciatore racconta peraltro questo episodio senza alcuna punta di rancore nei
confronti del presidente dell'AIC, il quale si comportò bene nei confronti dei
familiari, aiutandoli finanziariamente.
Bel libro, meritorio,
che fa luce - o almeno ci prova, per quanto sia possibile, a 35 anni di
distanza - su un caso, abbastanza lampante, di mancata giustizia. (7 aprile
2019)